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Una vera e propria Lectio, mercoledì 18 giugno al Feudo della Selva per l’incontro con il Prefetto di Napoli, il dott. Michele di Bari.

La serata si apre con l’inno keniota per fare onore alla presenza del Presidente incoming del RC Malindi e sua moglie Antonella.

Dopo i saluti di rito, la Presidente Monica Bonassisa ha introdotto il dott. Michele di Bari, un amico ma soprattutto un esempio nel suo percorso che lo ha portato, viaggio dopo viaggio, incarico dopo incarico, a ricoprire l’impegnativo ruolo di Prefetto di Napoli.

L’illustre relatore ci ha subito coinvolto in un excursus etico filosofico sull’utilizzo della parola e sul rapporto tra Buon Governo ed Etica, tracciando un’ampia panoramica dalle origini del pensiero ai giorni nostri, sottolineando come, ahimè oggi la parola sia ovvia, quella cioè che si trova per strada.

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In un’epoca segnata da crisi politiche, sfiducia sociale e parole usurate, la riflessione proposta dal relatore durante l’incontro intitolato "Buon Governo ed Etica" suona quanto mai urgente. Il messaggio è chiaro: non esiste buon governo senza buona parola. Parlare bene – cioè, con verità, ascolto e giustizia – è il primo atto di governo, di sé e della comunità

Fin dalle prime battute, Di Bari invita a recuperare la centralità etica e politica della parola. Non si tratta di una semplice tecnica comunicativa, ma di un gesto umano che crea realtà. “La parola è manifestazione dell’anima” (λόγος γαρ ψυχῆς ἐστίν ἐπίδειξις, Isocrate)

Parlare significa rivelare sé stessi, agire sul mondo, influenzare relazioni, prendere posizione. La parola, dunque, è atto fondativo della polis: quando è sana, genera ordine; quando è corrotta, apre al caos.

Il relatore struttura il cuore del suo discorso attorno a quattro principi fondamentali per un linguaggio etico: Rivelazione – La parola dice chi siamo. Non è mai neutra. È atto di verità o di falsificazione. Relazione – La parola crea legami. È ponte tra individui, mezzo per costruire fiducia o per manipolare. Responsabilità – Ogni parola ha un peso. Il linguaggio ha conseguenze politiche, morali, culturali. Silenzio e ascolto – Parlare bene implica tacere e ascoltare. La parola giusta nasce dal silenzio fecondo, dall’attesa, dalla riflessione.

A fare da sfondo alla riflessione, emergono due figure chiave del pensiero politico: Tommaso Moro e Tommaso Campanella. Le loro opere – Utopia e La Città del Sole – immaginano società fondate non solo su giustizia e lavoro, ma su un uso comunitario e veritativo della parola. In queste città ideali, non esistono bugie politiche o parole vuote, ma un linguaggio civile che struttura il vivere insieme. È l’opposto del dibattito pubblico odierno, spesso dominato da slogan, distorsioni e retoriche tossiche.

Richiamando San Tommaso d’Aquino, sottolinea l’importanza della parola vera che è trasparenza del bene. Non serve manipolare, convincere con forza, né usare la parola come arma: chi dice il vero genera ordine. Ed è qui che entra in gioco la politica.

All’interno di questa lectio sulla visione etica della parola come strumento politico non è mancato il riferimento all’"Allegoria del Buon Governo" di Ambrogio Lorenzetti, affresco del XIV secolo visibile nel Palazzo Pubblico di Siena. Da una parte l’allegoria del Buon Governo e dall’altro quella del cattivo governo con tutte le caratteristiche che ne derivano.

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Tra gli interventi dei presenti la domanda – “Come possiamo recuperare oggi un uso autentico della parola?” – l’illustre relatore propone un percorso in tre fasi, quasi un piccolo manifesto pedagogico per cittadini e politici: l’ascolto – Saper ricevere, essere disponibili, rinunciare a parlare subito. Il silenzio – Attendere, lasciar sedimentare, riflettere prima di esprimersi e la parola – Dire ciò che costruisce, con coraggio ma anche con misura.

Non si tratta solo di parlare meglio, ma di vivere la parola come gesto di cittadinanza e giustizia.”

Le conclusioni sono state affidate all’Assistente del Governatore, Massimiliano di Giuseppe che ne ha portato il saluto e ha ringraziato il dott. di Bari per l’interessante intervento.

In finale, lo scambio dei gagliardetti e un omaggio floreale alla signora Rosalba e gli auguri affettuosi di tutto il club alla fresca coppia di sposi Marialba e Michele.

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